Nel sistema economico italiano i cronici ritardi dei pagamenti da parte della PA rappresentano da sempre una forte criticità.
Si tratta di un’inefficienza sistemica che ha portato anche a ritardi pluriennali, al punto che oggi i tempi medi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni italiane sono tra i peggiori a livello europeo, tanto da portare lo Stato Italiano ad essere sanzionato dall’UE.
Il totale delle esposizioni deteriorate (Npl e Utp) a fine 2021 si è attestato in Italia a 345 miliardi di euro, di cui 90 miliardi ancora sui libri bancari e il resto ceduto agli operatori del settore. Lo stock nel 2023 dovrebbe toccare i 430 miliardi di euro di cui un quarto circa, o 113 miliardi, a bilancio delle banche.
È la crescita che in un paio di anni, tra il 2021 e il 2023, registrerà lo stock di crediti deteriorati lordi “in pancia“ alle banche italiane, cioè i prestiti e i finanziamenti che i debitori hanno difficoltà a ripagare entro le scadenze prestabilite. La pandemia del Covid-19, oltre a far sprofondare il Pil e portare disoccupazione, farà aumentare il numero di debitori in difficoltà, seppur con un effetto temporale ritardato rispetto all’andamento dell’economia e del mercato del lavoro.
Le tempistiche di pagamento dei ministeri italiani secondo la CGIA
Stando alla tendenza di questi ultimi anni, la pubblica amministrazione stenta a pagare i fornitori penalizzando soprattutto le Pmi; il comparto pubblico tende a pagare puntualmente solo le fatture di importo maggiore, trascurando quelle di ammontare più contenuto, con il rischio che potrebbe essere proprio il comparto pubblico la causa scatenante del fallimento di molte Pmi in crisi di liquidità per i mancati pagamenti.
A riprova della difficoltà in cui versano le aziende che lavorano con la PA, la Cgia ha analizzato la situazione.
Nel secondo trimestre 2020, i ministri che hanno pagato in ritardo i propri fornitori sono stati 8 su 13. Gli altri 5 non hanno ancora aggiornato l’indice di tempestività dei pagamenti che misura i giorni di ritardo o di anticipo in cui vengono saldati i fornitori rispetto alle scadenze previste dal contratto.
La situazione più difficile si registra per le attività economiche che hanno lavorato per il ministero dell’Interno: tra aprile e giugno 2020 sono state liquidate mediamente con 62 giorni di ritardo.
Seguono le aziende che hanno instaurato un rapporto commerciale con il ministero delle Politiche agricole (61 giorni di ritardo) e quelle con il ministero dell’Ambiente(+53 giorni). Forti ritardi nei pagamenti hanno registrato anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (+49 giorni), i Beni culturali (+30 giorni), la Difesa (+16 giorni), l’Economia e Finanze (+14 giorni) e lo Sviluppo economico (+12,5 giorni).
Il decreto Cura Italia
Nell’intento di sostenere le imprese che devono fare i conti con crediti deteriorati oggetto di cessione, l’articolo 55 del decreto legge 18/20 (“Cura Italia”) consente di trasformare in crediti d’imposta le imposte anticipate relative a perdite fiscali ed eccedenze Ace.
L’obiettivo è quello di sostenere le imprese sotto il profilo della liquidità, nel momento in cui cedono crediti deteriorati anche per alleviare gli oneri di cessione, trasformando in crediti d’imposta una parte di Dta commisurate ai crediti ceduti.
Si deve trattare di cessione onerosa di crediti pecuniari verso soggetti inadempienti, considerati tali quando il mancato pagamento si protrae per oltre 90 giorni dalla data in cui era dovuto.
Tornando a noi, tali benefici riguardano quindi anche le imprese che cedono i propri crediti verso la PA; un fondamentale aiuto alle Aziende che operano nei settori della Sanità ma anche a quelle realtà che rischiano una carenza di liquidità a seguito di forniture verso le Asl, le Strutture Ospedaliere, la Protezione Civile o le Prefetture.
Il progetto rientra nel programma di acquisto dei crediti commerciali vantati dalle imprese verso la Pubblica Amministrazione, varato alcuni anni fa insieme a KNG e ampliato recentemente anche con l’acquisto dei crediti verso le Partecipate Pubbliche.
GE.RI. e la cessione dei crediti nei confronti della PA
Il ruolo di GE.RI. in queste operazioni è quello di facilitatore nel processo di cessione dei crediti stessi, contribuendo a evitare il rischio di problemi di liquidità nell’immediato.
I benefici si estendono poi nel medio-lungo periodo generando un miglioramento del profilo finanziario, grazie alla possibilità di sostituire i crediti presenti nel proprio bilancio con liquidità immediatamente disponibile, all’eliminazione del rischio di ritardato o mancato pagamento da parte della PA.
Ulteriori benefici vanno dalla possibile erogazione delle somme in un’unica soluzione all’eliminazione degli oneri e dei costi di gestione del recupero crediti, fino al miglioramento della posizione finanziaria e del rating dell’azienda che aderisce al programma di cessione dei crediti.
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